Si è chiuso a Milano il Congresso “Obesity Day Summit su obesità e microbiota”, promosso dall’Ordine dei Biologi della Lombardia (OBL), con il patrocinio di Università, tra cui l’Università Vita-Salute-San Raffaele di Milano e di e-campus Università, importanti istituzioni scientifiche quali la Società Italiana di Biologia Sperimentale, fondazioni, tra queste Fondazione Valter Longo, Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, e diversi altri partner.
In occasione della Giornata Mondiale per la Prevenzione dell’Obesità (4 marzo), OBL si è fatto promotore nel sensibilizzare, educare, aggiornare all’importante ruolo riconosciuto al microbiota nell’influenzare la salute generale con nuove evidenze emerse ad esempio in ambito di salute cardiovascolare, mentale, disturbi del comportamento alimentare. L’evento ha (ri)portato l’attenzione sui corretti stili di vita, in cui la dieta ha un ruolo cruciale per il mantenimento in salute del microbiota e per il contrasto all’obesità.
I numeri oggi attestano un quadro di “Globesity”, un’epidemia non infettiva a livello mondiale, trascurata, sottovalutata, invece impattante e meritevole di interventi rapidi, tempestivi, concreti. Tra questi, una prima azione è il “Manifesto per un’Italia senza obesità”, lanciato da Fondazione Valter Longo e condiviso da OBL negli obiettivi.
Non si può più attendere
I numeri attestano un quadro a livello globale altamente critico dell’obesità, con implicazioni per la salute della persona, dei sistemi sanitari e assistenziali, sociali. Raramente riconosciuta come una malattia cronica influenzata da fattori biologici, genetici, ambientali e legati alla salute psicofisica, l’obesità resta una delle sfide più urgenti del nostro tempo e di quello futuro. Agire sulle nuove generazioni, sui bambini, è la prima garanzia per assicurare una popolazione adulta, futura, più sana. E una risposta concreta ai numeri mondiali, preoccupanti, restituiti dalle stime attuali e previsionali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS) italiani. Tutti denunciano un fenomeno in costante crescita.
Gli spaccati
Nel mondo, 1 persona su 8 vive con obesità, due miliardi e mezzo di adulti sopra i 18 anni sono in sovrappeso, di cui 890 milioni convivono con l’obesità. Complessivamente, quasi la metà degli adulti (43%) è in sovrappeso e il 16% in condizione di obesità. Negli adulti l’obesità è più che raddoppiata dal 1990 ed è quadruplicata tra gli adolescenti. Non va meglio per le prime fasce di popolazione: l’obesità infantile e adolescenziale, coinvolge oltre 390 milioni di bambini e adolescenti tra i 5 e i 19 anni, di questi 160 milioni con problemi di obesità. I dati acclarano che negli ultimi 40 anni il numero di bambini in età scolare e adolescenti obesi è aumentato in maniera esponenziale, interessando drammaticamente 37 milioni di bambini sotto i 5 anni. Le prospettive sino che al 2035, a livello globale, circa un miliardo di persone conviverà con l’obesità: un individuo su quattro.
In Italia il progetto “OKkio alla Salute”, sviluppato dal Ministero della Salute, in collaborazione con l’ISS, le Regioni e Province autonome italiane e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), riporta che quasi 1 bambino su 3 risulta in sovrappeso e 1 su 10 soffre di obesità, nella fascia d’età tra i 6 e i 10 anni. Combinando i dati per le diverse popolazioni di età giovanile e applicando le medie percentuali di sovrappeso e obesità alla popolazione infantile e adolescenziale italiana, si stima che circa 2.400.000 degli 8.922.133 bambini e ragazzi tra i 3 e i 19 anni, siano in eccesso di peso. Un dato conferma che una prevalenza di circa il 27%, in linea con i risultati dell’indagine “OKkio alla Salute” e dell’ultimo Obesity Monitor del 2024. Contrastare questo fenomeno globale con azioni concrete è fondamentale, ha sottolineato Rudy Alexander Rossetto, Presidente OBL.
Il Manifesto per un’Italia senza obesità
Redatto con la collaborazione di esperti, pediatri psicologi, nutrizionisti, chirurgo bariatrico vuole essere una persa di posizione concreta all’obesità, contrastata a partire dall’età pediatrica, da cui si alimenta e sviluppa. Aumento del rischio di malattie croniche come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di cancro, sono le prime conseguenze di una mancata “consapevolezza” e presa in carico dell’obesità infantile che se trascinata in adolescenza e età adulta, espone a problemi di salute già a partire dai 30-40 anni. Oltre agli oneri clinici, stigma, problemi metabolici, psicoemotivi, di ansia e depressione tra i primi, con un pesante costo sull’impoverimento della qualità della vita per la persana/paziente, l’obesità costituisce un fardello per le economie sanitarie mondiali: 4,32 trilioni di dollari all’anno spesi entro il 2035, secondo il World Obesity Atlas 2023, pubblicato dalla World Obesity Federation, se le misure di prevenzione e cura non verranno implementate.
In Italia secondo le stime dell’ISS, la gestione del sovrappeso assorbe il 9% della spesa sanitaria, e riduce il PIL del 2,8%, mentre i costi dell’obesità ammontano a 13,34 miliardi di euro, con un costo medio a persona pari a 1.166.52 euro. «Una integrazione fra sistema sanitario pubblico e quello costruito dalle realtà del terzo settore, che andrebbe riconosciuto come parte di una complessiva offerta pubblica, sarebbe un passaggio auspicabile e necessario per agevolare l’impatto immediato di interventi realmente risolutivi volti a consentire una reale sostenibilità sociale, sanitaria e finanziaria» ha concluso Antonluca Matarazzo, amministratore delegato della Fondazione Valter Longo Onlus, intervento all’evento.