La pubblicazione dei dati del secondo studio europeo sull’alfabetizzazione sanitaria in 17 Paesi della regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha messo in luce che in Italia il 23% della popolazione ha un livello di Health Literacy inadeguato, a fronte di un 13% a livello di media europea
A dieci anni di distanza dal primo studio europeo sull’alfabetizzazione sanitaria, che aveva coinvolto 8 Paesi, sono stati resi disponibili i dati di un secondo studio, frutto di 42.445 interviste realizzate in 17 Paesi. In generale, è emerso che molti cittadini trovano difficile giudicare le diverse opzioni di trattamento o utilizzare le informazioni fornite dai media per prevenire le malattie o trovare informazioni su come gestire i problemi di salute mentale.
Questo secondo studio europeo sull’alfabetizzazione sanitaria (HLS19) di recente pubblicazione è basato sulle esperienze di 42.445 intervistati in 17 Paesi della regione europea dell’Oms. I paesi inclusi sono stati: Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Israele, Italia, Norvegia, Portogallo, Federazione Russa, Slovacchia, Slovenia e Svizzera.
L’indagine si è focalizzata sull’alfabetizzazione sanitaria intesa in generale e su tipi specifici di alfabetizzazione sanitaria, come quella connessa alla navigazione in internet, alla comunicazione con i medici, a quella digitale e, infine, a quella relativa alle vaccinazioni. Sono state infine analizzate alfabetizzazione sanitaria e qualità della vita in relazione ai costi sanitari.
I principali risultati a livello europeo
A livello europeo, una percentuale di soggetti tra il 25% e il 72% è stata identificata come soggetto con problemi di alfabetizzazione sanitaria, con oscillazioni forte tra Paese e Paese. Un’ampia percentuale ha riscontrato difficoltà nel giudicare le diverse opzioni di trattamento farmaceutico o chirurgico, nell’utilizzare le informazioni dei media per prevenire le malattie e nel trovare informazioni su come gestire i problemi mentali. La navigazione in internet ha presentato non pochi problemi: numerosi sono stati coloro che hanno riscontrato difficoltà nel comprendere informazioni relative a riforme sanitarie, diritti dei pazienti, coperture assicurative… il rapporto con i medici ha evidenziato una generale mancanza di tempo da parte dei professionisti che ha reso complesso un giudizio.
Non eccellenti i risultati in relazione all’alfabetizzazione sanitaria digitale. Giudicare l’affidabilità delle informazioni, giudicare se le stesse vengono offerte con fini commerciali e utilizzare le informazioni per aiutare a risolvere un problema di salute è risultato essere più difficile. In merito alle vaccinazioni è emerso in linea generale che una migliore alfabetizzazione sanitaria ha prodotto un maggior numero di comportamenti virtuosi rispetto alle vaccinazioni. Come prevedibile, è emerso che indigenza finanziaria e un basso status socio economico corrispondono a una più bassa alfabetizzazione sanitaria. Inoltre, la condizione di una scarsa alfabetizzazione sanitaria è associata a una minore attività fisica e a un minor consumo di frutta e verdura, a una minore percezione di sé stessi, a maggiori limitazioni nelle attività dovute a problemi di salute e a più malattie/problemi di salute a lungo termine.
Un limite dell’indagine è rappresentato dai diversi metodi di raccolta dati che potrebbero rendere difficoltosi alcuni confronti. Nelle more del prossimo rapporto – che vedrà la luce nel 2024 – viene fornito un elenco di raccomandazioni su come migliorare la politica, la ricerca e la pratica per implementare l’alfabetizzazione sanitaria delle popolazioni.
La situazione in Italia
Il campione italiano era composto di 3.500 intervistati: il 23% presenta un livello di Health Literacy inadeguato, il 35% problematico, il 34% sufficiente e solo il 9% eccellente; le percentuali corrispondenti nel campione complessivo dei 17 paesi partecipanti sono 13%, 32%, 40% e 15%.
In considerazione dell’emergenza, è stato aggiunto al questionario, un modulo di 16 domande relative alla difficoltà di reperire, comprendere e assumere decisioni in base alle informazioni di cui si dispone. È emerso che il 6% del campione ha ritenuto il compito particolarmente arduo, giudicandolo molto difficile; difficile per il 25%; facile e molto facile per, rispettivamente, il 52% e il 17%.