Un lavoro condotto da Cittadinanzattiva Lazio, presentato a Roma il 12 giugno scorso, ha inteso investigare lo stato di conoscenza – sia dei cittadini, sia degli operatori sanitari – del valore della prevenzione, con particolare riguardo alle vaccinazioni dell’età adulta.
L’informazione insufficiente
Un tema centrale affrontato dall’indagine è quello relativo alla corretta informazione sui vaccini, alla loro efficacia, sicurezza, qualità e possibili effetti collaterali.
Dai questionari raccolti è emerso che quasi un terzo dei cittadini, pari al 30,6%, ha dichiarato di non esser stato correttamente informato sui vaccini disponibili; solitamente è il personale del centro vaccinale (52,6%) a fornire le informazioni, seguito dal medico di medicina generale (24,2%). Le due vaccinazioni di maggior interesse sono risultate essere quelle anti-Covid-19 (45%) e antinfluenzale (29%).
Altresì, l’indagine condotta ha evidenziato numerose criticità relative alla scarsa informazione sulle vaccinazioni dell’età adulta: disponibilità, luoghi e modalità con cui sottoporsi alla vaccinazione, possibili effetti collaterali e gestione degli stessi.
La scarsa informazione risulta difatti uno dei motivi principali a scoraggiare i cittadini dalla vaccinazione; a seguire, la paura per i potenziali effetti collaterali e le informazioni spesso contraddittorie.
Tra le richieste, quelle di materiali informativi sul tema (è la seconda voce con punteggio massimo di 5 su scala da 1 a 5, superata solo dalla chiamata attiva).
Per quanto concerne gli operatori sanitari, gli stessi ritengono che tra i motivi principali che scoraggiano le persone a vaccinarsi ci siano, nell’ordine: la paura di controindicazioni ed effetti collaterali, la scarsa informazione, poca fiducia nei vaccini e informazioni contraddittorie.
Per quanto riguarda le proposte, gli operatori sanitari propendono per il colloquio individuale con il medico di medicina generale, campagne di informazione sui principali mezzi di comunicazione e colloqui con il personale del centro vaccinale.
L’accessibilità
L’analisi evidenzia che a livello di distanza, la risposta prevalente è che il centro vaccinale risulta ‘mediamente vicino’.
I luoghi che riscuotono maggiore favore dei cittadini per l’effettuazione della vaccinazione sono, nell’ordine: l’ambulatorio del medico di medicina generale, la farmacia e il posto di lavoro, una tendenza questa confermata anche dagli operatori sanitari, che sottolinea l’importanza della prossimità.
Focus Herpes Zoster: il grado di conoscenza dei cittadini
La conoscenza dell’Herpes Zoster, dei suoi sintomi, delle complicanze, della sua presenza all’interno dei LEA – Livelli Essenziali di Assistenza, – il 74,3% non sa che la vaccinazione è un LEA – risulta in generale insoddisfacente.
Difatti, la maggior parte dei cittadini ha risposto che le informazioni relative agli effetti dell’herpes Zoster le ha reperite in rete ovvero sui social media e solo in seconda battuta, e a grande distanza, dal medico di medicina generale.
Gli operatori sanitari conoscono la patologia in modo dettagliato; purtuttavia, il 56,6% non è a conoscenza delle condizioni di gratuità della vaccinazione in base alle coorti di età e al rischio per patologia.
La prevenzione: centrale ma carente
In generale emerge quindi una consapevolezza circa l’importanza della prevenzione per la salute pubblica che, tuttavia, nella pratica si traduce in carenze, ritardi e disinformazione, evidenziando la necessità di costruire alleanze tra istituzioni sanitarie, operatori e cittadini.