L’unica costante è il cambiamento, infatti, è improbabile pensare al concetto di stabilità nella società attuale, dove tutto è caotico e imprevedibile e si vive un’epoca post digitale più matura e meno dirompente, con crisi in diversi ambiti. Si evidenzia un sentimento di preoccupazione tra gli italiani nel contesto attuale, come evidenziato dal Termometro Altroconsumo 2023, un’indagine annuale condotta su un campione di migliaia di italiani in diverse aree che rivela una situazione critica per la capacità di spesa delle famiglie.
Nonostante un lieve miglioramento rispetto al 2021, il quadro rimane allarmante, con una famiglia su dieci in gravi difficoltà economiche e tre su quattro che faticano a risparmiare. Tra le spese analizzate nell’indagine, abitazione e salute sono risultate più problematiche, in particolare, le visite mediche e le cure dentistiche sono le voci che hanno causato maggiori difficoltà. Fanno fatica le famiglie a concedersi qualche capriccio come viaggi e ristorante, il tema ricorrente è il risparmio. Il peggioramento più significativo rispetto al 2022 riguarda la salute e l’alimentazione, con un aumento delle famiglie in difficoltà, rispettivamente del 5% e del 4%, che si trovano nell’impossibilità di far fronte alle spese, mettendo a rischio la qualità della vita e i diritti fondamentali dei cittadini, evidenziando l’inefficacia delle politiche attuate a sostegno del reddito. In particolare, falliscono le iniziative antinflazione e si allungano le liste d’attesa in sanità, con ricorso solo per pochi a quella privata, come sarà illustrato successivamente.
Il divario tra Nord e Centro-Sud persiste, con il Centro e il Sud che registrano maggiori difficoltà rispetto al Nord-Est e al Nord-Ovest. Le Regioni con la migliore capacità di spesa sono Liguria, Lombardia e Piemonte, mentre quelle con maggiori difficoltà sono Umbria, Campania, Calabria e Abruzzo. Il livello di istruzione si conferma un fattore determinante. Le famiglie in cui entrambi i partner hanno un titolo universitario hanno migliore capacità di spesa rispetto a quelle senza laureati. Inoltre, le famiglie numerose sono le più penalizzate, evidenziando la necessità di politiche pubbliche più incisive a sostegno dei nuclei con figli e di iniziative a favore dell’istruzione per riattivare la scala sociale. Le aspettative per il 2024 sono negative, si guarda al futuro con pessimismo. Un terzo degli intervistati prevede difficoltà in crescita rispetto all’anno precedente e il 76% ritiene che sarà difficile risparmiare.
Il confronto con altri Paesi europei mostra che l’Italia si colloca a un livello simile alla Spagna, ma con una percentuale più elevata di famiglie in difficoltà per le spese sanitarie. In conclusione, citando Federico Cavallo, responsabile relazioni esterne Altroconsumo, «la mancata accelerazione della dinamica salariale e l’inflazione ancora alta per gran parte dell’anno hanno eroso ogni margine di miglioramento, proiettando un’ombra di timore e pessimismo anche sul 2024. Di fronte al permanere di una situazione nazionale negativa, a cui si aggiunge l’aumento di incertezza dello scenario geopolitico mondiale, gli italiani nutrono una sfiducia sempre più radicata nella politica da cui ci si aspetta poco, ma si ottiene ancora meno».
Liste d’attesa, nodo difficile da sciogliere
Un’ulteriore indagine di Altroconsumo ha rivelato una situazione critica anche per quanto riguarda le liste d’attesa nel Servizio sanitario nazionale. Il 95% degli intervistati ha riscontrato difficoltà nel prenotare visite o esami, con problemi quali lunghe attese, strutture lontane e difficoltà a contattare i Cup troppo spesso con agende bloccate, nonostante sia vietato dalla legge. Un quadro sconfortante che non sembra registrare segnali di miglioramento. Gran parte dei problemi interessano le visite specialistiche, in particolare quelle oculistiche e dermatologiche mentre, tra gli esami, ecografie, risonanze magnetiche e Tac soffrono maggiori criticità.
Molti cittadini sono costretti a rivolgersi al privato per effettuare in tempi ragionevoli le prestazioni, con costi elevati, e/o sostenere lunghe trasferte che disattendono a quel “principio di prossimità e raggiungibilità” che viene citato dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa. Nei casi più sfortunati, 1/10 circa delle persone interpellate ha rinunciato alle cure. Stessa criticità anche per i ricoveri, con tempi di attesa lunghi e mancanza di informazioni che portano a rinunciare. La metà degli intervistati che ha segnalato problemi ha optato per il privato, ma questa non è una soluzione sostenibile per tutti, considerando i costi elevati e il diritto alla salute garantito dalla Costituzione.
La crisi del Servizio sanitario nazionale è evidente e richiede interventi urgenti da parte della politica. Il sottofinanziamento, la pandemia e l’inadeguatezza delle risposte politiche hanno aggravato la situazione, peggiorando la salute sino a ridurre l’aspettativa di vita proprio di quegli “indigenti” che l’art. 32 indica come persone a cui fornire cure gratuite grazie a un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico.