Il declino cognitivo si presenta in soggetti di età avanzata e si caratterizza per una progressiva perdita dell’autonomia cerebrale, che va dalla perdita di memoria a una graduale riduzione delle altre funzioni, come la capacità progettuale e di relazione con le persone, per arrivare infine alla demenza conclamata, alla perdita di autonomia anche motoria, e finanche alla capacità di riconoscere gli altri.
I numeri del declino cognitivo in Italia
Sebbene rappresenti un fenomeno di difficile quantificazione, in Italia il declino cognitivo e la demenza interessano circa 2 milioni di soggetti, mentre i familiari coinvolti nella loro gestione ammontano a circa 4 milioni.
Per quanto il declino cognitivo sia frutto di una serie di fattori tra loro complessi e interconnessi e non sempre modificabili – dalla genetica ai fattori ambientali agli stili di vita – esistono tuttavia delle “buone pratiche” per invecchiare in salute, un elemento questo oggi cruciale sotto molteplici aspetti – sociali, sanitari, economici – in considerazione del progressivo invecchiamento della popolazione italiana. Basti pensare che oggi quasi 1 cittadino su 4 è over65 (24,3%) e ben 4 milioni sono gli ultraottantenni.
È proprio da questo scenario che ha preso avvio il volume “Vecchiaia e salute cognitiva. Un impegno umano, clinico e sociale”, curato da Marco Trabucchi ed edito da Il Mulino, presentato lo scorso 26 giugno nel corso di un convegno ospitato presso la Sala Tevere della Regione Lazio.
L’evento, organizzato da Apertamente Srl in collaborazione con Fondazione Longevitas e con il contributo non condizionante di Biodemia, è stato l’occasione per riflettere sui temi della salute cognitiva delle persone e di quell’insieme complesso di fattori, soprattutto psico-sociali, che concorrono a determinarla.
Il volume
Il volume è un’antologia che raccoglie i contributi di specialisti di elevatissimo profilo professionale con specifiche competenze nel campo delle scienze del cervello e rappresenta una vera e propria guida per la gestione multimodale dell’invecchiamento in salute con particolare riguardo agli aspetti di declino cognitivo.
«L’invecchiamento della popolazione è un fenomeno che appare inarrestabile nel nostro paese – ha sostenuto Trabucchi, Past President AIP – Associazione Italiana Psicogeriatria – In questo scenario è fondamentale che l’impegno comune, sul piano clinico, sociale e culturale, sia in grado di governare il sistema in modo che questo fenomeno non pesi sul singolo, con un carico di sofferenza, sul nucleo familiare, e allo stesso tempo sulla collettività. La medicina è in questo momento al servizio di una grande idea, cioè quella di fare in modo che gli anziani vivano sempre meglio e che il fenomeno dell’invecchiamento non danneggi la comunità, ma la migliori. Rispetto al declino cognitivo, il rischio genetico può essere ampiamente controllato in molte persone (anche se non nella totalità dei casi) da una serie di atteggiamenti clinico-culturali. È la clinica che ha il compito di governare questi aspetti, che devono essere considerati aspetti propriamente clinici: oggi un medico che curi gli anziani, senza preoccuparsi delle sue relazioni e della sua attività fisica, è come se non si occupasse della sua dieta e del suo cuore».
Strategie di prevenzione del declino cognitivo
Tra i fattori chiave di un invecchiamento in salute, che concorre quindi a prevenire il rischio di un declino cognitivo, l’attitudine relazionale, l’attività fisica, gli stili di vita, una sana alimentazione e il contrasto della solitudine, un fattore quest’ultimo che riduce significativamente la durata della vita (fino al 25-26%). Non meno importante la prevenzione e la cura di tutte quelle patologie che possono concorrere alla comparsa del declino cognitivo: diabete, malattie cardiovascolari, bpco…
«Quello del declino cognitivo, e dei fattori connessi, è un fenomeno che impatta gravemente sulla prospettiva, che dobbiamo promuovere, di un invecchiamento in salute – ha sottolineato la Presidente di Fondazione Longevitas, Eleonora Selvi, che ha quindi proseguito: È un insieme complesso e carico di interazioni, che va governato in modo coordinato, con un approccio che veda l’accompagnamento alla vecchiaia delle persone come un insieme non segmentabile di aspetti clinici, sociali e culturali.
L’impegno concreto per promuovere l’invecchiamento in salute
Per invecchiare in salute è cruciale che l’anziano si senta parte integrante della società, un soggetto attivo capace di offrire ancora il proprio contributo alla comunità. Proprio in tal senso sono andati tanto il Manifesto Europeo contro l’Ageismo promosso da Fondazione Longevitas, firmato da 21 società scientifiche e presentato nelle scorse settimane, quanto la Legge Regionale approvata nel 2021 per la promozione dell’invecchiamento attivo che ha visto la Consigliera Regionale Marietta Tidei, in qualità di prima firmataria che ha annunciato, nel corso dell’evento, anche l’attivazione di un fondo per risarcire gli anziani vittime di truffa.