Orlandi: una remunerazione adeguata per le rurali

Alfredo Orlandi
Alfredo Orlandi

La nuova proposta del ministro Balduzzi sulla remunerazione della farmacia, vede ancora una volta penalizzate le piccole farmacie rurali, che andranno a perdere una quota maggiore di marginalità. Si tratta di farmacie già in gravi difficoltà economiche, molte delle quali lavorano in condizioni di estremo disagio, con il rischio serio di chiudere, se non viene loro riconosciuto economicamente un valore sociale, come ci spiega Alfredo Orlandi, Presidente Sunifar.“Per la terza volta, con questa nuova remunerazione redatta dal ministro Balduzzi, è stata fatta una proposta che non ha tenuto in nessun conto la ruralità. Anche nell’accordo AIFA, firmato da Federfarma e dalla filiera, nella prima stesura non esisteva più la ruralità. C’era un indennizzo di soli 10 centesimi a confezione per le farmacie sotto i 258mila euro. È solo grazie al riconoscimento da parte dei colleghi urbani che è stata organizzata una redistribuzione delle risorse in modo da far tornare le attuali agevolazioni per farmacia rurale. Un sistema di accomodamento, interno, una sorta di solidarietà tra colleghi.” “Che le rurali abbiano difficoltà economiche – continua Orlandi – è ovvio ed intuitivo. Infatti minore è il bacino d’utenza per un’attività commerciale e minore è il suo guadagno, e per tre volte di seguito sono state fatte proposte sulla remunerazione dove tutte le farmacie erano considerate uguali.” E sottolinea Orlandi: “Ricordiamo che viviamo in zone fortemente disagiate, per esempio in questa stagione il paese dove si trova la mia farmacia è isolato a causa della abbondante neve. Ma come sempre avviene in caso di forti nevicate, ricordo ad esempio i colleghi della Val Marecchia, siamo tutti aperti. Anche perché sono i sindaci stessi a chiedere ai farmacisti di rimanere aperti. Si consideri che ci troviamo spesso ad essere gli unici rappresentanti dello Stato, poiché l’ufficio postale è aperto 2 giorni su 5, e i Carabinieri, dove ci sono, alle 19 chiudono la caserma.” Pertanto parlando di remunerazione, sottolinea Orlandi, “Consideriamo 10 centesimi di euro a confezione un obolo mortificante per il lavoro che quotidianamente portiamo avanti, e per il ruolo che non viene riconosciuto, quando molti di noi hanno seri problemi di sopravvivenza. L’impressione è che lo Stato ci riconosca solo quando serve in caso di nevicate, alluvioni, terremoti, ma poi si dimentica quando si parla di normale remunerazione. Per quanto riguarda poi la riduzione della quota percentuale, il problema è che il lavoro che si fa per un farmaco da 5 euro è lo stesso di quello per un farmaco da 100; inoltre i farmaci che distribuiamo hanno prezzi sempre più bassi, e non abbiamo modo di distribuire gli innovativi e quelli a prezzo più alto, di cui si occupa direttamente la ASL. Consideriamoquesta una grossa contraddizione, perché la farmacia è una concessionaria dello Stato che ha proprio il compito di distribuire i farmaci in nome e per conto dello Stato stesso”. Aggiunge Orlandi: “Siamo pronti a sederci ad un tavolo e discutere per trovare un punto di accordo: cambiano i termini e i margini della remunerazione, ma vogliamo trovare una soluzione. Ad oggi non siamo riusciti ad avere un confronto valido con il Ministro.” E conclude: “Non possiamo accettare in alcun modo la nuova proposta di remunerazione. Quello che chiediamo è una risposta chiara e definitiva da parte dello Stato sulla farmacia rurale. Oppure se lo Stato vuole liberalizzare allora che si liberalizzi tutto, senza più regole: i farmacisti rurali chiuderanno le loro sedi per spostarsi in città, in zone dove più conviene, senza più turni, né reperibilità che ormai, nell’ottica liberale, sono servizi che effettuiamo a rimessa”.

Chiara Romeo

4 Commenti

  1. Le osservazioni del collega dr. Orlandi sono totalmente condivisibili nascono essenzialmente da un continuo confronto, ma sopratutto da una pratica quotidiana. E tanto reale.
    I legislatori considerano unicamente i numeri, o sono ipovedenti, o probabilmente gli interessi reali di costoro mi sfuggono!

  2. sono d’accordissimo col dott Orlandi, che, persino nell’assemblea straordinaria del 6 febbraio a Roma, ha cercato di ribadire questo concetto, ma ovviamente, non è riuscito a finire il suo intervento, per motivi di tempo, ma sicuramente perchè i farmacisti rurali tanto contano… e la loro voce si ode appena… infatti stanno sempre in silenzio nelle loro piccole farmacie, con la neve o con il sole a disposizione h 24, a compiere il loro dovere… e perciò almeno moralmente sono pieni di soddisfazione… i nostri vecchi pazienti ci ringraziano ogni giorno per la nostra disponibilità… nessuno se ne accorge…

  3. Condivido in toto le osservazioni del collega, soprattutto perché anch’io sono stato rurale proprio in Molise. Io sono convinto purtroppo che dietro al movimento ultradecennale di attacco ideologico alla farmacia ci sia un obiettivo ancora poco chiaro che saremo all’improvviso costretti a subire. Occorre sicuramente più aggressività e meno tatticismo politico da parte del sindacato, che faccia finalmente il sindacato e non interminabili tavoli, dimenticando che ormai da anni la convenzione è scaduta. Abbiamo perso anche l’occasione della campagna elettorale!!!!

  4. Siamo il vero baluardo della farmacia. Dovremmo essere tutelati come dei panda. Non capisco i nostri politici. Ci vuole molto a capire che se chiudono le piccole farmacie la ferita che si arreca al territorio sarà mortale? Caro Balduzzi, la prego, provi a visitare qualche farmacia rurale sussidiata con indennità di residenza aggiuntiva, guardi il servizio che offre e poi tragga le conclusioni. Le opinioni espresse dal Dott. Orlandi le condivido totalmente.

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