Desertificazione sanitaria, poche risorse e scarsi mezzi: è complesso, fragile e oneroso il contesto in cui le farmacie rurali operano quotidianamente per rispondere ai bisogni della popolazione locale e alle richieste della Farmacia dei Servizi.
Queste farmacie, perno della sanità territoriale locale, ubicate in zone limitrofe, decentrate, disservite, vanno messe nelle condizioni per (potersi) evolvere. Il punto a Cosmofarma 2024, nell’evento dedicato “Il rilancio della sanità territoriale e le misure per il sostegno della farmacia rurale”, organizzato dalla Fondazione Cannavò e Sunifar (Sindacato Unitario dei Farmacisti Rurali).
All’origine
La legge 8 del 1968 n° 221 ha posto le basi della nascita delle farmacie rurali, così classificate quelle che servono territori con centri al di sotto di 5 mila abitanti, sul territorio all’incirca 7 mila sul totale, 1 cioè ogni 2.900 abitanti, frequentate ogni giorno da 4 milioni di persone. A queste poi si aggiungono 4.400 farmacie ubicate in contesti con meno 3 mila abitanti e ben 2 mila in aree inferiori ai 1.500 abitanti.
«Sono tutte farmacie – spiega Gianni Petrosillo, presidente Sunifar – che lavorano nelle aree interne e le più isolate in un contesto definito di desertificazione sanitaria, dove cioè mancano le strutture e oggi messe in condizioni di ulteriore criticità a causa della carenza di medici. Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ha stimato che dal 2020 al 2025 si conteranno all’incirca 3.500 medici di medicina generale in meno. Pertanto in queste aree, dove il cittadino è esposto a maggiori disagi e disservizi, cerca (e trova) nella farmacia un punto di riferimento».
La farmacia sta vivendo un altro momento importante della sua storia e un’evoluzione dei ruoli dopo aver dato prova di efficacia, efficienza e resilienza durante la pandemia: l’appoggio, specie a queste farmacie, è un atto dovuto tale da poterne consentire lo sviluppo e l’implementazione/strutturazione di servizi della farmacia dei servizi.
Ciò per rispondere coerentemente al DM 77 che profila la richiesta di una farmacia più attiva e che sia centro polifunzionale: «Siamo di fronte a una criticità importante: queste farmacie – aggiunge il Presidente – dove paradossalmente il bisogno dei cittadini è più elevato, sono anche le più deboli, con maggiori difficoltà a investire, a dotarsi di dispositivi, di attrezzature e di spazi per poter attivare i servizi, a creare una rete. Servono “strumenti” per poterle supportare».
Gli strumenti
Il Decreto ministeriale DM77, ha dato un importante impulso, definendo ad esempio una nuova remunerazione secondo cui parte delle risorse arrivino in maniera prevalente a queste piccole farmacie.
Laddove c’è un incremento sarà distribuito per 6-7% alla farmacia urbana, per il 13-14% alla farmacia rurale sussidiata, mentre il 35% di risorse saranno date alla farmacia con un fatturato minimo. Quindi la nuova remunerazione ha l’obiettivo di portare risorse. A questo si aggiungono altri strumenti, quali riportare la centralità della farmacia nell’erogazione del farmaco, e grazie alla legge di bilancio si avvertiranno i primi effetti del trasferimento dei farmaci dalla distribuzione per Conto alla convenzionata.
Un enorme vantaggio per il cittadino che vive in queste aree che avrà così la possibilità di non dover tornare due volte a ritirare il farmaco, ovvero alla possibilità di dispensare in convenzione farmaci che oggi si ritirano in farmacia ospedaliera. Inoltre, Agenas ha previsto che tutte le farmacie rurali sussidiarie diventino i terminali della piattaforma nazionale di telemedicina per implementare/attivare una serie di servizi da remoto.
Il PNRR
Non ultimo i fondi messi a disposizione dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) alle farmacie rurali sussidiate. «Le risorse complessive stanziate sono di 128 milioni di euro – precisa Petrosillo – ne sono state assorbite poco più di 40, quindi, ci sarà l’occasione di un secondo bando per potere accedere alle risorse che sono ancora a disposizione delle farmacie».
Fa eco Andrea Mandelli, Presidente FOFI (Federazione Ordini Farmacisti Italiani): «Quella del PNRR è una stagione straordinaria e irripetibile: senza salute non ci sono socialità ed economia». E se questi pilastri occorre investire, così come in formazione: «La Fondazione ha da tempo avviato una stretta collaborazione con Sunifar – conclude Luigi D’Ambrosio Lettieri, Presidente di Fondazione Cannavò – organizzando corsi di formazione su assistenza domiciliare, aderenza alla terapia, Fascicolo sanitario elettronico, telemedicina. Necessari per accedere ai finanziamenti del PNRR destinati alle rurali».