Anche in ambito farmaceutico l’evoluzione tecnologica non ha fatto sconti, portando i professionisti del settore ad aggiungere un nuovo capitolo a una storia secolare che li ha visti – a grandi linee- transitare nel tempo da farmacisti preparatori a dispensatori, fino all’attuale profilo, laddove il focus è sempre sul farmaco ma con una componente digitale importante con cui confrontarsi.

E le novità certo non mancano e continuano a susseguirsi: recente è il DM del Mef del 27 febbraio 2025 che prevede l’estensione dell’autenticazione a due o più fattori alle funzionalità della ricetta dematerializzata a carico del Ssn. E poi, la formalizzazione delle specifiche tecniche relative all’identificativo univoco Data matrix per i medicinali a uso umano (l’atto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 10 aprile 2025).

Come in altri settori, la digitalizzazione ha cambiato delle prassi, pensionando alcune dinamiche e aprendo la via a nuove opportunità. Un tema discusso anche nell’ambito di FarmacistaPiù2025/XII Congresso dei Farmacisti italiani, in un panel dal titolo Verso la dematerializzazione totale della ricetta SSN: nuove opportunità per la farmacia”.

Come noto, e come ricordava a inizio anno Federfarma, “con l’approvazione della Legge di Bilancio 2025, dal primo gennaio è partito ufficialmente il passaggio al formato elettronico anche delle “ricette bianche”, pur restando temporaneamente operativa la ricetta cartacea. D’ora in poi, dunque, i medici dovranno prescrivere tutte le ricette in formato elettronico”.

Gli addetti ai lavori soppesano pro e contro, tipici di ogni cambiamento e – posto che tutto il processo è totalmente tracciato- il tema della corretta dispensazione, e il rispetto delle regole in materia, si impone con più forza in quanto sarà molto più semplice la comparazione fra prescritto e venduto.

Più in generale, ogni cambiamento in una prassi può alterare una relazione, anche quella peculiare tra farmacisti e clienti che vive di sue logiche (e sue eccezioni talvolta).

Questo ha a che fare con il tema delle nuove opportunità al tempo della dematerializzazione totale della ricetta SSN, perché se nel mondo di prima la ricetta costituiva anche una sorta di volano in termini di fidelizzazione e di accessi in farmacia (e relativi introiti), tutto è cambiato ed è questo il punto di partenza verso le (eventuali) nuove occasioni.

Nel convegno Asfi, a discutere sul tema, Maurizio Cini, già docente di Tecnologia e Legislazione Farmaceutiche presso la Facoltà di Farmacia dell’Università di Bologna e presidente di Asfi, e Bianca Peretti, farmacista e vicepresidente Asfi (Associazione Scientifica Farmacisti italiani).

Il tema più generale è il ruolo del farmacista oggi, in una polarizzazione tra “commesso laureato” / “robot umano” ed erogatore di un “servizio professionale” essenziale per la salute delle persone.

Come spiegato da Peretti, la possibilità di andare oltre la normale dispensazione e abbracciare altre sfide, anche grazie a quanto stabilisce la Nuova convenzione farmaceutica, apre la porta a una fitta serie di potenziali errori: tra questi, l’attivazione di un numero eccessivo di servizi, una focalizzazione scarsissima, competenze inadeguate, poca costanza, scontro con competitor diretti e indiretti più forti, svalorizzazione con prezzi bassi, scontistica e gratuità.

Sono errori che nascono, paradossalmente, in virtù di nuove chance di guadagno che però devono essere ben pensate, metabolizzate e rielaborate, pena il rischio di fare cose nuove ma farle male e gettare la spugna subito.

Tutt’altro che realtà immutabile, anche la farmacia si ripensa ma sul come farlo molto spetta anche al titolare che, ha spiegato Peretti, deve immaginare come sarà la sua farmacia nel tempo. “L’immagine che avete è l’obiettivo che dovete prefissarvi” ha sostenuto Peretti, ricordando che “ci sono varie possibilità e sono tutte legittime, dalla farmacia americana con l’angolino in fondo riservato alle “prescriptions” oppure possiamo scegliere di lavorare sul farmaco che diventa il fulcro del nostro mestiere, possiamo cominciare ad essere e diventare punto di riferimento per il paziente cronico”.

Tuttavia, anche l’offerta di nuovi servizi in sé non basterà se non si individuerà correttamente una nicchia lasciata scoperta; se i servizi non saranno erogati in modalità eccezionale; se non saranno costanti nel tempo; se non risponderanno alle esigenze del cliente in target; se non avranno un prezzo adeguato alla qualità del lavoro dei dipendenti.

Se il compito è offrire nuovi servizi bisognerà farli rendere, scommettendo su qualità, continuità e costanza, individuando chi è disposto a pagare per qualcosa che non troverà altrove. Insomma, il listino di servizi infinito non smuoverà il target che non è disposto a pagare e a maggior ragione gli occasionali che fanno ogni tanto capolino. In compenso, potrebbe danneggiare chi lavora portando a uno smarrimento di senso e obiettivo.

Inutile fare cose lontane dal focus, se la mia farmacia è associata a un determinato posizionamento tutto quello che farà dovrà essere in armonia con il posizionamento” ha concluso Peretti.

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