Nel 2023, la spesa sanitaria delle famiglie italiane ha raggiunto i 40,6 miliardi di euro, con un aumento del 26,8% rispetto al 2012.

Tuttavia, questo dato nasconde alcune criticità legate a prestazioni inutili e alla difficoltà di accesso al Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

L‘analisi del Report GIMBE, commissionato dall’Osservatorio Nazionale Welfare & Salute (ONWS), ha rivelato che quasi il 40% di tale spesa è destinato a prestazioni di basso valore, come esami e terapie inappropriate, alimentando il consumismo sanitario.

Il fenomeno della spesa sanitaria privata, definita come out-of-pocket, non è solamente un riflesso del sottofinanziamento della sanità pubblica, ma anche di una crescente difficoltà di accesso alle cure pubbliche, aggravata dalle lunghe liste di attesa.

Questo genera una spesa diretta a carico delle famiglie, specialmente quelle delle fasce più vulnerabili, che spesso sono costrette a rinunciare a prestazioni sanitarie. Nel 2023, circa il 15,7% delle famiglie ha dovuto ridurre le proprie spese sanitarie, con 4,5 milioni di persone che hanno rinunciato a visite mediche o esami diagnostici per motivi economici.

Il Sistema Sanitario in Italia: disuguaglianze regionali e spesa privata

Le disuguaglianze regionali sono evidenti: la Lombardia registra la spesa sanitaria pro-capite più alta, oltre mille euro, mentre la Basilicata si attesta sui 377 euro.

Le differenze sono principalmente legate alle prestazioni sanitarie e ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che risultano più efficienti nelle regioni settentrionali e meno nelle regioni del Sud. Questa disparità è dovuta sia alla capacità di spesa delle famiglie che al livello di servizio offerto dalle strutture sanitarie locali.

In generale, l’Italia spende più della media dell’UE in termini di spesa out-of-pocket, con 1.115 dollari pro-capite rispetto ai 906 dollari della media OCSE. Tuttavia, il Paese è molto indietro nella spesa sanitaria intermediata da fondi sanitari e assicurazioni. Con un valore di 143 dollari, l’Italia risulta meno della metà rispetto alla media dell’OCSE (299 dollari) e significativamente più bassa rispetto ad altri Paesi europei, come Irlanda e Danimarca.

Il ruolo della sanità integrativa e le criticità del settore

La sanità integrativa, che dovrebbe ridurre il carico economico sulle famiglie, rappresenta ancora una soluzione marginale in Italia.

Nel 2023, solo il 3% della spesa sanitaria totale (5,2 miliardi di euro) è stata intermediata da fondi sanitari e assicurazioni. Sebbene questi fondi abbiano aumentato le risorse destinate a prestazioni sanitarie, il loro ruolo resta limitato da una normativa frammentata. Di conseguenza, la sanità integrativa non è in grado di compensare adeguatamente il crescente carico economico delle famiglie.

Uno degli aspetti critici del settore è l’aumento della spesa sanitaria privata a causa dell’incapacità del SSN di garantire tempestivamente le prestazioni.

Questo fenomeno sta spingendo sempre più le famiglie a rivolgersi a fondi sanitari, mettendo a rischio la sostenibilità stessa del sistema di sanità integrativa. La crisi della sanità pubblica, unita alla crescente domanda di prestazioni non coperte dal SSN, potrebbe condurre alla vera privatizzazione della sanità, aumentando le disuguaglianze e minando il principio di universalità delle cure sancito dall’articolo 32 della Costituzione.

Rinuncia alle cure: un dato allarmante

Nel 2023, circa 4,5 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie necessarie, con una parte consistente di questi che non ha potuto affrontare i costi delle cure. La Sardegna emerge come la regione con la percentuale più alta di rinunce, con il 13,7% dei suoi cittadini che non ha potuto accedere alle cure.

Questo fenomeno è sintomatico della crescente difficoltà economica che affligge le famiglie, incapaci di sostenere il peso delle spese sanitarie dirette.

Proposte di riforma

Secondo gli esperti, l’aumento della spesa sanitaria privata non deve essere visto solo come un problema di sottofinanziamento del SSN, ma anche come un segno delle crescenti difficoltà nel garantire un accesso equo alle cure.

Per affrontare questo problema, è necessario un rilancio consistente della sanità pubblica, con un aumento delle risorse destinate alla valorizzazione del personale sanitario e alla riduzione delle liste di attesa. Inoltre, è cruciale una maggiore sensibilizzazione dei cittadini riguardo all’inappropriatezza di alcune prestazioni e un miglioramento delle politiche di sanità integrativa.

In definitiva, per evitare che la sanità italiana vada incontro a una privatizzazione massiva che danneggerebbe i principi di equità e universalità, è fondamentale che il sistema pubblico sia reso più efficace ed efficiente. Solo così, il sistema di sanità integrativa potrà svolgere un ruolo veramente complementare, sostenendo il SSN e non sostituendolo.

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