Il virus Toscana è un arbovirus trasmesso dai pappataci che nelle forme più gravi più causare malattie neuro-invasive.

Tra il 2016 e il 2023 nel nostro Paese il sistema di sorveglianza ha riportato 607 casi di malattia neuro-invasiva da virus Toscana, di cui quasi la metà (276 casi) notificati nel biennio 2022-2023, con una incidenza molto più elevata rispetto agli anni precedenti.

Stagionalità e target più colpiti

Per quanto riguarda la stagionalità del virus TOSV, la maggior parte dei casi si riscontrano da maggio a novembre, con un picco nel mese di agosto.

Dei 607 casi riportati, circa il 70% ha interessato soggetti di sesso maschile. Tra il 2020 e il 2023 – anni per i quali si dispone di dettagli clinici – dei 372 casi di infezione neuro-invasiva il 17,8% presentava meningo-encefalite, il 32,5% encefalite, il 48,1% meningite, l’1,1% polineuropatia e lo 0,5% meningite e polineuropatia.

È quanto emerge da uno studio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità – ISS, di recente pubblicazione sulla rivista Eurosurveillance, che mette in luce la correlazione esistente tra incidenza del virus e fenomeni climatici estremi, come periodi caratterizzati da alte temperature e scarse precipitazioni.

Virus e cambiamento climatico

L’incidenza della malattia è maggiore in stagioni caratterizzate da condizioni climatiche anomale o estreme, hanno difatti sottolineato gli autori dello studio. Non a caso, gli anni che hanno registrato il numero maggiore di casi, e cioè il 2018, il 2022 e il 2023, sono quelli che hanno sperimentato le maggiori anomalie climatiche, con temperature in genere superiori alla media e con il 2022 che è risultato in assoluto l’anno più caldo dal 1961.

«I vettori principali per il Toscana virus – si legge nell’articolo – richiedono condizioni caldo/umide elevate favorevoli allo sviluppo e alla sopravvivenza, e considerando la loro natura è verosimile che gli andamenti delle temperature nel 2018 e nel biennio 2022-2023 possano aver favorito una attività vettoriale precoce, intensificata e prolungata nel tempo e nell’estensione geografica, portando ad elevati livelli di trasmissione. Anche anomalie nelle precipitazioni potrebbero aver influito sull’epidemiologia, considerando che l’incidenza osservata ha avuto un picco nel 2022, che è stato registrato come l’anno più secco in Italia dal 1961».

 

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