Presentati lo scorso 26 settembre dal Centro Studi di Cosmetica Italia, nel contesto della Milano Beauty Week, i dati della 47ª edizione dell’Indagine congiunturale che evidenziano un trend estremamente positivo per il settore cosmetico nazionale che conta di chiudere l’anno con un aumento di fatturato del 10,5% rispetto al 2023.

Trend in aumento per il 2024 e stime positive per il 2025

«L’andamento congiunturale conferma un trend positivo anche per il 2024: lo scenario di riferimento è caratterizzato da nuovi equilibri, che portano con sé minacce e opportunità a cui l’industria italiana è preparata, come evidenziato dai valori di fatturato e di mercato. A tale riguardo non è trascurabile l’impatto dell’export cosmetico italiano sui valori di fatturato» ha commentato Benedetto Lavino, presidente di Cosmetica Italia.

«Il fatturato totale dell’industria cosmetica in Italia esprime al meglio la tradizionale reattività ai nuovi scenari: nelle stime 2024 supererà i 16,7 miliardi di euro con una crescita del 10,5% rispetto all’anno precedente. Le previsioni per il 2025 proiettano un ulteriore andamento positivo (+8%) che porterà il valore del fatturato a 18,1 miliardi di euro. A incidere su questi numeri impatteranno anche le esportazioni che, con 8,1 miliardi di euro (+15% rispetto al 2023), si stima cresceranno di ulteriori 10,5 punti percentuali nel corso del 2025».

Consumi e canali distributivi: la farmacia si conferma al 3° posto

In crescita anche i consumi nel mercato domestico, con un +7% rispetto al 2023 e un totale pari a 13,4 miliardi di euro. Nelle proiezioni sul 2025 si prevede un ulteriore aumento del 6,1% che consentirà di toccare i 14,2 miliardi di euro.

I trend positivi sono confermati dall’andamento dei canali distributivi: la farmacia mantiene il terzo posto e chiuderà l’anno segnando un +7,2%, per un valore di 2,2 miliardi di euro.

Addirittura a doppia cifra i dati di andamento della profumeria – che si colloca al secondo posto sul podio – e dell’e-commerce, che segnano rispettivamente un +10,2% e un +10,7% con un valore di 2,8 e 1,2 miliardi di euro.

L’erboristeria con un +7,4% raggiunge i 420 milioni di euro.

La grande distribuzione rimane il canale più rappresentativo con un aumento del 5,3% e un valore di 5,5 miliardi di euro.

Buoni anche i trend dei canali professionali: i saloni di acconciatura con quasi 620 milioni di euro chiuderanno il 2024 a +5%, mentre i centri estetici, secondo le stime 2024, registreranno un valore prossimo ai 220 milioni di euro per i consumi cosmetici con una crescita del 6,1% nel confronto col 2023. Segno positivo anche per le vendite dirette che, seppur in misura inferiore ad altri canali, segnano un incremento sul 2023 dello 0,9% e supereranno i 350 milioni di euro.

Il ruolo chiave del capitale umano

L’indagine congiunturale ha focalizzato l’attenzione come sempre su uno specifico focus tematico che in questa occasione è stato il capitale umano, in collaborazione con GI Group che, in partnership con Intribe, ha condotto un’indagine sul tema che ha mostrato un diffuso interesse per percorsi di crescita interna supportati da formazione continua.

«Mai come in questi ultimi anni il valore delle risorse umane, le loro competenze e la loro qualificazione si integrano perfettamente con i nuovi fenomeni di scenario. Evoluzione digitale, innovazione e sostenibilità sono temi sempre più presidiati dalle imprese, che non possono più fare a meno di figure specifiche e qualificate» ha commentato Gian Andrea Positano, responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia.

«Il capitale umano si conferma una leva determinante per la competitività delle imprese della cosmetica. È questa in estrema sintesi l’evidenza che emerge dalle anticipazioni dell’analisi dei bilanci aziendali al 2023. Le imprese di produzione della cosmetica, grazie alla presenza di forza lavoro altamente qualificata, mostrano livelli di produttività più elevati rispetto al manifatturiero italiano. Ciò contribuisce, almeno in parte, a spiegare la loro più alta marginalità unitaria. In prospettiva sarà cruciale saper introdurre con continuità in azienda nuove competenze, anche per affrontare con successo le sfide poste da un contesto competitivo complesso ma con opportunità di crescita. Vanno pertanto superate le criticità che le imprese affrontano nel reperire sul territorio risorse umane qualificate» ha sostenuto Giovanni Foresti della Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo.