Oltre 400 milioni di casi nel mondo, all’incirca 4 milioni solo in Italia. Sono i numeri, enormi e altamente impattanti sulla spesa pubblica sanitaria, del diabete. Dati che in Italia nascondono un potenziale sommerso, anch’esso importante, di forme pre-diabetiche, non intercettate o non ancora correttamente prese in carico e che gravano ulteriormente sulla visione poco ottimistica per il futuro, con numeri in costante crescita.
Nel 2030 è stimata, infatti, un’esplosione di casi, fino a raggiungere quota di quasi mezzo miliardo, 66 milioni in Europa, di diabetici. Condizione indotta in gran parte dei casi da stili di vita scorretti, alimentazione e sedentarietà in primo luogo, cui correlano problematiche cliniche di forte rilevanza, quali le malattie cardiovascolari, ad esempio. Se ne è parlato al 63° Simposio AFI (Associazione Industria Società Scientifica) di Rimini nel corso della Sessione “Ricerca, sviluppo di nuovi approcci terapeutici nel trattamento del diabete”.
Il mercato dei farmaci del diabete
Nuove molecole, estensione di terapie già note in clinica verso altre indicazioni terapeutiche, tecnologie e device innovativi, maggiore coinvolgimento dei diversi stakeholder coinvolti nella gestione della patologia.
Dati di studi clinici e di Real World stanno permettendo di quantificare il fenomeno del diabete, che parla di un mercato in costante evoluzione e innovazione, emerso anche a seguito della pandemia, così come di identificare le molecole di maggiore impiego nel trattamento del diabete e di profilare l’identikit di un paziente non sempre correttamente ingaggiato nella gestione della propria condizione clinica.
I numeri del diabete in Italia
Più di 4 milioni di pazienti totali, 6% affetti da forme di tipo 1, con evidenza di uno sviluppo di malattia sempre più precoce rispetto al passato, anche in pazienti di età inferiore ai 45-55 anni, a fronte dell’elevata percentuale dei casi di diabete di tipo 2, pari al 94% circa sul totale, più tipico di pazienti avanti negli anni.
Sono gli ultimi dati di Real World che mettono in luce anche che una quota di pazienti è in terapia preventiva, prevalentemente con correzione/modulazione dello stile di vita, vs l’80% in trattamento mirato, di cui 60% con terapie pre-insuliniche e 20% con insulina con o senza altre terapie a supporto. Una patologia che, nel suo complesso, pesa e costa al sistema oltre 20 miliardi di euro.
La profilazione del paziente
L’Osservatorio Salute realizzato da IQVIA su 3 mila cittadini mostra che il 70% degli italiani convivono con una o più patologie croniche (diabete, malattie cardiovascolari – 1 italiano su 3 – patologie respiratorie o malattie autoimmuni), che quasi metà della popolazione (45%) è obesa/in sovrappeso, che la gran parte degli italiani (70%) ha stili di vita scorretti: consumo di alcolici (40%), fumo con un trend in crescita, alimentazione meno attenta rispetto al periodo post-pandemia, sedentarietà, disagio psichico e psicologico in aumento soprattutto nelle fasce di popolazione più giovane interessate da ansia, stress e depressione.
Il 60% degli intervistati – riporta Isabella Cecchini, Direttrice del Dipartimento di Ricerca di Mercato di IQVIA e coordinatrice dell’Osservatorio Salute – dichiara di sentirsi regolarmente triste e scoraggiato, la percentuale è più alta tra le persone con diabete, che dichiarano anche livelli superiori di ansia, stress e insonnia e un’elevata presenza di comorbidità, sia fisiche che psicologiche.
Anche l’obesità, pari al 65% (2 su 3 pazienti) è maggiore, rispetto alla popolazione generale per chi convive con il diabete. Fondamentale oltre che l’accesso al digitale che potrà favorire una migliore presa in carico della patologia, è l’engagement del paziente. Quest’ultimo quantifica il livello di coinvolgimento della persona in relazione alla consapevolezza e alla capacità di gestire e mantenere nel tempo i comportamenti preventivi e di cura (ad esempio fare movimento con regolarità, mangiare in modo sano, assumere con regolarità la terapia).
L’engagement del paziente, ovvero la “capacità di attivarsi e gestire la propria salute e la cura” dall’indagine IQVIA sul citato campione di cittadini, attesta che il 60% delle persone con diabete ha un basso livello di engagement, non è cioè in grado di gestire efficacemente la propria salute in ottica di prevenzione e cura.
Incrociando, inoltre, gli indicatori di rischio cardiovascolare e il livello di engagement, emerge che fra le persone a medio-alto rischio cardiovascolare (54% degli italiani), circa la metà ha un alto livello di engagement, è cioè consapevole del suo rischio e in grado di fare prevenzione e seguire le terapie, mentre circa la metà ha un grado di engagement basso, incapace di gestire con consapevolezza e attenzione la propria salute.
I dati mostrano che esiste un numero significativo di persone che non sono in grado di curarsi: una sfida anche per il Sistema Sanitario Nazionale. Infatti, la promozione e educazione a sani stili di vita, oltre che impattare sulla migliore qualità della vita stessa con riduzione del rischio personale di sviluppare patologie specifiche, ricadono anche sul contenimento della spesa e delle implicazioni per il sistema salute, in termini di ospedalizzazione, comorbidità, costi.
Dall’analisi emerge che il medico, in particolare il medico di medicina generale, figura di fiducia per la maggior parte degli italiani, ha un ruolo fondamentale per favorire la consapevolezza del paziente e l’aderenza ai trattamenti.
I medici e la rivoluzione digitale
I nuovi approcci terapeutici del diabete includono oltre a soluzioni più tradizionali, quali strisce, glucometri, lancette e siringhe, anche strumenti innovativi come sensori e microinfusori. Una survey condotta da IQVIA attesta che fra i diabetologi solo uno su tre ha già ampiamente adottato le soluzioni digitali, una quota intermedia li sta introducendo nella propria pratica, ma rimane una quota marginale più resistente alla digitalizzazione.
A livello ospedaliero, lo studio IQVIA Payer Insight che ha mappato le attività digitali in ospedale, mostra che solo il 10% delle strutture in Italia ha attivato progetti strutturati di telemedicina, prevalentemente nell’ambito della cardiologia, area tradizionalmente già attiva nel monitoraggio e controllo a distanza dei pazienti (ad esempio negli ambulatori dello scompenso o con i pazienti con pacemaker), seguita dall’area del diabete. Ambito quest’ultimo nel quale il digitale (telemedicina) potrebbe avere una facile e utile applicazione, per rafforzare la continuità terapeutica e l’aderenza al trattamento.
Empowerment dei pazienti
Il paziente deve occuparsi della sua malattia, imparando a saperla prevenire, a cambiare i propri stili di vita, a farsi carico della propria salute, quindi, ad aumentare il livello di engagement. Ciò presuppone che possa disporre di interlocutori e touch point autorevoli e con adeguata expertise: Medico di Medicina Generale (MMG), specialista, web sempre più consultato, farmacia che si sta proponendo come interlocutore importante sul territorio anche per il supporto e il monitoraggio del paziente con cronicità, in conformità con quanto richiesto dal PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) e dal DM77 per il rafforzamento delle sanità di prossimità.
La farmacia sta diventando un luogo sempre più efficace della “governance” del farmaco, sostenuta dall’opinione dei cittadini che ritengono medico, farmacia e web canali integrati e complementari di informazione e di supporto alla cura: hanno una elevata fiducia nel MMG, specie gli over 55, tuttavia consapevoli (40%) che il medico abbia tempo limitato per seguire il paziente e 2/3, inoltre, ritiene che non dia informazioni chiare ed esaustive su come prevenire e modificare gli stili di vita, a fronte del 70% degli intervistati che si rivolge “fedelmente” alla farmacia sotto casa, chiedendo spesso consigli al farmacista (60%) di cui poi segue le indicazioni.
Ciò sottolinea come la figura e la fiducia nel farmacista siano sensibilmente cambiate e che il farmacista stia tenendo il passo per corrispondere alle richieste in evoluzione dei propri pazienti/clienti. Una recente ricerca sulle farmacie (IQVIA Osservatorio Farmacie realizzata su 250 farmacie) mostra che il farmacista è sempre più attivo nel voler sviluppare la farmacia dei servizi con particolare attenzione verso l’ampliamento di consulenze dermatologiche, la diagnostica, la prevenzione cardiovascolare e il diabete. Aree dove il digitale potrebbe avere un grande potenziale, anche in farmacia, come strumento di supporto e counseling del farmacista.
Infine, grandi le attese nei confronti dell’industria a supporto dello sviluppo della farmacia dei servizi: attività di formazione e sviluppo di skills per la comunicazione con il paziente e la gestione manageriale del punto vendita; mezzi e strumenti per la gestione della farmacia quale “luogo di educazione e di salute” (empowerment) in cui il paziente/cliente possa chiedere consulenza esperta e avere informazioni; potenziare l’integrazione della farmacia sul territorio, ad esempio con un maggiore accesso ai dati del Fascicolo Sanitario Elettronico e momenti di dialogo con i medici del territorio.