Nel 2021 è stata registrata una nuova crescita nel consumo di biosimilari in Italia, che si assicurano oggi il 43% del mercato di riferimento. Quindici le molecole biosimilari in commercio nell’anno in esame. A livello nazionale, si presenta una situazione a macchia di leopardo. Sono alcuni dei dati emersi dal rapporto Egualia sul mercato dei farmaci biosimilari

Il mercato dei biosimilari è in progressiva crescita: nel 2021 l’aumento registrato è stato pari al 26,9% rispetto ai 12 mesi precedenti. Nell’anno in esame sono state 15 le molecole biosimilari in commercio (Adalimumab, Bevacizumab, Enoxaparina, Epoetine, Etanercept, Filgrastim, Follitropina Alfa, Infliximab, Insulina glargine, Insulina Lispro, Pegfilgrastim, Rituximab, Somatropina, Teriparatide e Trastuzumab), che hanno assorbito il 43% dei consumi nazionali, a fronte di un 57% detenuto dagli originator.

Quote in evidente crescita anche solo rispetto ai 12 mesi precedenti, in cui la quota di mercato era stata del 35%, a fronte di un 65% dei corrispondenti originatori. Nel 2021 i biosimilari hanno sperimentato una crescita del 26,9%; conseguentemente è stata registrata una contrazione del 13,5% delle vendite di prodotti biologici. Sono questi alcuni dati emersi dal rapporto “Il mercato dei farmaci biologici 2021” prodotto da Egualia.

Le molecole più vendute

Nel 2021 sono state essenzialmente 5 le molecole protagoniste, che hanno sperimentato un sorpasso nelle vendite rispetto al farmaco biologico originator:

  • Filgrastim, essenziale per i pazienti oncologici in chemioterapia citotossica, i cui biosimilari hanno assorbito il 96,5% del mercato in termini di volumi, a fronte di un blando 3,5% detenuto ancora dal biologico originator;
  • Infliximab, con il 93,4% del mercato a volumi;
  • Rituximab, con il 93,1%;
  • le Epoetine, con il 91,3%;
  • Adalimumab, con l’83,7% del mercato a volumi.

Per quanto riguarda il mercato a valori, l’Infliximab biosimilare e il Filgrastim hanno assorbito nel 2021 entrambi l’82,2% del mercato della molecola a valori. A seguire Epoetine, con 77,1%, e Rituximab, con 66,8%.

Le differenze regionali

Il consumo di biosimilari è caratterizzato da una diffusione a macchia di leopardo lungo lo Stivale, con la Lombardia fanalino di coda. Considerando il consumo di molecole biosimilari in commercio da almeno tre anni, a livello italiano in testa ai consumi si posizionano la Valle d’Aosta e il Piemonte, entrambi all’82,4%. A seguire le Marche, al 77,8%, la Basilicata, al 70,9%, la Sicilia, al 68,3%, l’Emilia Romagna, al 67,1% e la Toscana al 66,5%. Le Regioni che hanno registrato le performance peggiori sono state il Trentino Alto Adige, al 44,1%, la Puglia al 32% e la Lombardia al 29,4%.

Ad eccezione di Abruzzo, Emilia e Lombardia, tutte le Regioni hanno adottato delibere prescrittive per l’utilizzo del biologico a minor costo. Guardando anche al consumo di biosimilari per tutte le molecole per le quali esiste un biosimilare in commercio, la top 5 delle regioni a maggiore utilizzo rimangono le medesime, con in testa Piemonte e Valle D’Aosta. Ancora una volta la Lombardia è fanalino di coda insieme a Puglia e Calabria.