A prescriverli sono di norma i medici specialisti. Soprattutto dermatologi, pediatri e ginecologi. Difficilmente la richiesta arriva dal medico di famiglia. Poi tutto passa nelle mani del farmacista preparatore. Non bastano certamente un pestello e un alambicco per la preparazione e la consegna di un farmaco galenico. “Ci vogliono professionalità di rilievo, servono organizzazione, attrezzature e competenze”, dice Paola Minghetti, presidente di Sifap (Società italiana farmacisti preparatori) e docente di Tecnologie e legislazione farmaceutica all’Università Statale di Milano.

Del complesso processo che porta a dispensare al paziente-cliente un preparato galenico si è parlato a Cosmofarma, il salone che BolognaFiere dedica al mondo delle farmacie, nel corso del convegno promosso dalla stessa Sifap e seguito dall’assemblea ordinaria dei soci. Un momento di confronto tra farmacisti preparatori su un procedimento che va dal laboratorio – tutte le farmacie sono obbligate dalla legge a disporne – al banco, al momento cioè in cui viene dispensato al paziente. “E il perno di tutto è proprio il banco”, ha avvertito Cosimo Violante, tesoriere di Sifap, introducendo una lectio magistralis sulla preparazione galenica.

Il rapporto con il paziente-cliente

 “Il banco è luogo dove si apre un mondo che riguarda il rapporto con il cliente”, ha spiegato Violante.

È lì infatti che il paziente chiede informazioni sul preparato. Vuole capire, vuole essere rassicurato sulla giusta posologia, sulle proprietà terapeutiche. È per questo, secondo gli esperti di Sifap, che il lavoro di squadra in farmacia è sempre la chiave del successo. Un gioco di squadra che coinvolge il professionista che nel laboratorio prepara il medicinale, e deve vigilare sulla corretta dispensazione, e il collega che lo consegna al cliente.

Cliente che dal suo farmacista si aspetta, in virtù di un rapporto di fiducia, assistenza e risposte esaurienti. Eppure, come hanno ricordato i farmacisti presenti al convegno le cose non sono sempre così semplici come possono apparire.

Alla ricerca di nuove procedure

Spesso il corto circuito scatta proprio al banco quando arriva il momento di consegnare il medicinale. Inoltre, può capitare che il farmacista che ha il rapporto diretto con il paziente non sia stato informato bene su cosa sta dispensando. C’è allora chi prova a implementare nuove procedure per creare uno stretto collegamento tra laboratorio e banco. Non sempre le riunioni settimanali sono fattibili.

Ci sono, poi, farmacie dove i professionisti coinvolti nel procedimento mettono per iscritto tutto quello che fanno.

Il professionista che sta al banco deve imparare a gestire le ricette, a dividere quelle ripetibili da quelle irripetibili, ed è soprattutto qui che entrano in gioco competenze, organizzazione, massima professionalità.

Mai improvvisare è il messaggio che arriva dalla Sifap. Perché le domande che può fare il cliente sono tante. Dalla scadenza del preparato galenico alla eventuale presenza di conservanti. Domande alle quali è doveroso dare risposte esaurienti mantenendo uno stretto canale di comunicazione tra chi il medicinale lo ha preparato e chi lo deve dispensare.

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