Oltre 1,8 milioni di donne convivono in Italia con una diagnosi di endometriosi, con una prevalenza pari all’1,4% della popolazione femminile tra 15 e 50 anni.

Si tratta di una patologia che può impattare drammaticamente sulla qualità della vita e sul benessere mentale delle donne, sia per l’aspetto sintomatologico, sia per le sue importanti ricadute sulla capacità riproduttiva. Alla luce di ciò, nel 2023 il Parlamento italiano ha approvato una legge per il riconoscimento dell’endometriosi come malattia cronica invalidante.

Il tempo alla diagnosi si attesta intorno ai 7 anni a causa della natura poco specifica dei sintomi che spesso tardano ad essere riconosciuti e inquadrati correttamente.

Il trend 2021-2023 e l’ipotesi di rischio ambientale

I tassi d’incidenza della patologia sono rimasti stabili nel triennio 2021-2023, con una media di 9.300 nuovi casi l’anno, con numeri leggermente più alti nella provincia autonoma di Bolzano, in Veneto e Sardegna.

In base ad alcuni approfondimenti preliminari condotti dall’Istituto Superiore di Sanità, il rischio di endometriosi potrebbe essere associato alla residenza in aree contaminate da inquinanti con potenziale azione di interferenza endocrina, come i policlorobifenili, le diossine, il piombo e il cadmio.

Lo studio è basato su analisi e mappatura del rischio su base comunale, evidenziando l’opportunità di attivare sistemi di sorveglianza epidemiologica integrati al monitoraggio ambientale delle aree ad elevata contaminazione.

Il ruolo delle farmacie per ridurre i tempi della diagnosi

Per quanto il dolore causato dall’endometriosi impatti spesso drammaticamente sul quotidiano, la malattia risulta ancora oggi sotto-diagnosticata, con un tempo medio alla diagnosi pari a 7 anni, anche se recenti studi mostrano una incidenza crescente dei casi diagnosticati anche grazie ad una maggiore consapevolezza della patologia.

In questo difficile iter diagnostico il ruolo delle farmacie – sentinelle sul territorio caratterizzate da una estrema capillarità unita alla disponibilità e alla professionalità dei farmacisti che operano al loro interno – può rappresentare un asset su cui puntare per ridurre i tempi alla diagnosi.

In caso di sintomi sospetti, il farmacista potrà infatti indirizzare le donne ad effettuare approfondimenti che possano consentire loro una diagnosi più tempestiva.

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