Evidenze di letteratura attestano che una terapia con statine, impiegata per il miglior controllo del colesterolo, correla a un incremento del rischio di diabete.

Tuttavia il fenomeno, in termini di dimensione, tempo di insorgenza degli effetti collaterali non è ancora del tutto noto. Aspetti su cui ha indagato uno studio del Cholesterol Treatment Trialists (CTT) Collaboration, pubblicato su Lancet Diabetes Endocrinology.

Le ultime evidenze

Una metanalisi, recente, del CTT che ha incluso studi in doppio cieco, randomizzati, della durata di almeno due anni e con almeno 1.000 partecipanti ha indagato gli effetti della terapia con statine sullo sviluppo di diabete di nuova diagnosi (definito come comparsa di eventi avversi correlati al diabete, uso di nuovi farmaci ipoglicemizzanti o singoli valori di glicemia o HbA1c compatibili con diagnosi di diabete) e sul peggioramento del compenso glicemico (inteso come deterioramento del controllo glicemico, aumento dell’uso di farmaci ipoglicemizzanti o aumento dello 0.5% dell’HbA1c), mostra evidenze che non lascerebbero dubbi.

Le statine possono impattare sull’insorgenza di diabete, ma molte variabili e benefici vanno considerati. Nella metanalisi condotta 19 studi hanno confrontato statina con placebo (123.940 partecipanti, 25.701 [21%] con diabete; follow-up mediano di 4,3 anni) e 4 una terapia con statine più o meno intensiva (30.724 partecipanti, 5.340 [17%] con diabete, follow-up mediano di 4,9 anni).

Rispetto al placebo, l’assegnazione alla terapia con statine a bassa o moderata intensità ha determinato un aumento proporzionale del 10% del diabete di nuova insorgenza (2420 su 39.179 partecipanti assegnati a ricevere una statina [1,3% all’anno] contro 2214 su 39.266 partecipanti assegnati a ricevere placebo [1,2% all’anno]; rapporto di frequenza [RR] 1,10, IC al 95% 1,04-1,16), mentre l’assegnazione alla terapia con statine ad alta intensità ha determinato un aumento proporzionale del 36% (1221 su 9.935 partecipanti assegnati a ricevere una statina [4,8% all’anno] contro 905 su 9.859 partecipanti assegnati a ricevere placebo [3,5% all’anno]; 1,36, 1,25-1,48).

Per ogni studio, il tasso di diabete di nuova insorgenza tra i partecipanti assegnati a ricevere placebo dipendeva principalmente dalla percentuale di partecipanti che avevano almeno una misurazione di follow-up dell’HbA1c, percentuale risultata molto più elevata negli studi ad alta intensità rispetto a quelli a bassa intensità o a intensità moderata.

In questo senso, a determinare l’aumento di diabete in alcuni trial era soprattutto la frequenza di misurazione di HbA1c piuttosto che l’aumento proporzionale del rischio associato alla terapia con statine. Tra i partecipanti con diabete basale, i RR per il peggioramento della glicemia erano 1,10 (1,06-1,14) per la terapia con statine a bassa o moderata intensità e 1,24 (1,06-1,44) per la terapia con statine ad alta intensità rispetto al placebo.

Tuttavia, va detto che qualsiasi effetto avverso teorico delle statine sul rischio cardiovascolare (CV) che potrebbe derivare da piccoli aumenti della glicemia (o da qualsiasi altro meccanismo) è già ampiamente tenuto in considerazione nella riduzione complessiva del rischio CV osservata con la terapia con statine in questi studi. Inoltre, il rischio di futuri nuovi eventi CV maggiori è significativamente maggiore dopo eventi CV maggiori che dopo una diagnosi di diabete.

In conclusione

Sono rilevanti le considerazioni di esperti italiani della Commissione Diabete AME (Associazione Medici Endocrinologi) e dei componenti della Commissione Lipidologia e Metabolismo AME, che sottolineano come lo studio del CTT fornisca importanti informazioni sugli effetti della terapia con statine sullo sviluppo del diabete di nuova insorgenza e sul peggioramento della glicemia.

Fanno, inoltre, rilevare che dal punto di vista clinico, la diminuzione assoluta dell’incidenza annuale di eventi CV potenzialmente letali ottenuta con l’impiego di statine in paziente ad alto rischio, supera nettamente l’incidenza annuale assoluta di diabete tipo 2 dello 0.1–1.3%, ritenendo pertanto improbabile che il modesto danno gluco-metabolico superi i benefici CV ottenuti con l’utilizzo di statine.

A dispetto di ogni possibile rischio e implicazione ancora nel del tutto stimata, la raccomandazione degli esperti italiani in persone a rischio CV, potenzialmente già in una condizione di prediabete, è di associare alla prescrizione di statina strategie comprovate per prevenire o ritardare il diabete, come il calo ponderale e l’aumento dell’attività fisica.


Fonte: Cholesterol Treatment Trialists (CCT) Collaboration. Effects of statin therapy on diagnoses of new-onset diabetes and worsening glycaemia in large-scale randomised blinded statin trials: an individual participant data meta-analysis. Lancet Diabetes Endocrinol, 2024, 12(5):306-319. Doi: 10.1016/S2213-8587(24)00040-8.