Esiste una discriminazione normativa che poggia su una legge di quasi un secolo fa – più precisamente il 1932 – per la quale gli atleti con diabete di tipo 1 non possono entrare a far parte dei gruppi sportivi militari.

Una norma nel 2025 anacronistica e ingiusta. Non solo lo sport è una vera e propria terapia per le persone con diabete tipo 1, riconosciuto unanimemente come tale dalla comunità scientifica internazionale, ma l’innovazione nei trattamenti, grazie anche a device innovativi, permette un migliore controllo della patologia.

È da queste premesse che ha preso forma il libro Diabete a cinque cerchi. Storia di Anna e Giulio, dei loro sogni, le loro sfide sportive e sociali” curato dal giornalista Fabio Mazzeo e da Federico Serra, responsabile delle relazioni istituzionali di FeSDI – Federazione delle Società Diabetologiche Italiane, Alleanza per il diabete.

L’iniziativa è promossa dalla FeSDI e dall’Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, presentato lo scorso 4 aprile a Roma presso la Sala Giunta del CONI.

Un’ importante testimonianza per la sensibilizzazione sul tema

Questa pubblicazione è fondamentale per la sensibilizzazione collettiva sul tema – ha sostenuto il Presidente CONI, Giovanni MalagòParliamo di una sacrosanta campagna per rivendicare dei diritti, attraverso il racconto delle storie di Anna e di Giulio, che offre un esempio tangibile e ha una valenza importante ai fini della possibilità di estendere agli atleti con diabete l’opportunità di far parte dei gruppi sportivi militari. Il decisore politico e la comunità scientifica hanno la possibilità di garantire l’auspicata revisione normativa, prerogativa che non afferisce – come noto – ai compiti statutari del CONI. Nel marzo 2023, firmammo un protocollo con l’Intergruppo parlamentare Obesità e Diabete, FESDI, SID e AMD proprio per ribadire il nostro impegno istituzionale in questo senso“.

Il Presidente Malagò ha ricordato le borse di studio che FeSDI e CONI hanno voluto riconoscere ai due atleti per garantire loro una maggiore tranquillità, anche economica, una questione che tuttavia non risolve la loro battaglia che è innanzitutto culturale e civile.

Le storie di Anna e Giulio

Anna Arnaudo e Giulio Gaetani – mezzofondista lei, schermidore lui – sono due giovani atleti che hanno eccelso nella loro rispettiva disciplina, guadagnandosi l’attenzione dei gruppi sportivi militari. Eppure, la loro patologia si è frapposta, rappresentando un ostacolo e una ragione di esclusione.

Nel corso della presentazione, i due atleti hanno ricordato la rabbia e la frustrazione per questa normativa, il senso di impotenza verso quella che si configura come una palese ingiustizia.

Non avevo mai parlato del diabete in pubblico fino al 2021. Durante la stagione atletica migliore della mia vita ero riuscita a guadagnare l’attenzione di più gruppi sportivi militari. Entusiasta, lo avevo detto a papà, che fu il primo a consigliarmi di controllare i bandi di concorso per l’arruolamento. Ero del tutto ignara del fatto di non essere idonea, anche perché, a rigor di logica, per essere un atleta professionista bisogna avere i risultati e non il pancreas funzionante” ha ricordato Anna Arnaudo.

L’esclusione dai gruppi sportivi militari non permette ad atleti come me e Anna di rendere del tutto professionale la nostra attività sportiva, poiché non abbiamo uno stipendio e un supporto fondamentale nelle scelte di selezione per le gare di maggior rilievo” ha aggiunto Giulio Gaetani, che ha intrapreso una battaglia legale anche attraverso un ricorso al TAR in attesa di pronunciamento.

Il libro

Il libro racconta delle difficoltà che ancora si frappongono tra i sogni di quelli atleti affetti da diabete di tipo 1 e l’incomprensibilità di una legge oramai datata e superata dalla storia, ma anche dalla scienza. Per farlo narra la storia dei due giovani atleti nazionali, campioni riconosciuti nelle rispettive discipline: Anna e Giulio, dei loro sogni, delle loro sfide sportive e delle difficoltà burocratiche incontrate sul loro cammino per raggiungere la gloria sportiva. Un percorso in salita il loro, nonostante tanti grandi campioni abbiano dimostrato che, col diabete, non solo si può essere atleti, ma anche raggiungere il tetto del mondo.

Dietro alle vittorie di questi ragazzi, dietro alle lacrime e ai sorrisi immortalati dalle telecamere c’è grande umiltà ha sottolineato il Professor Riccardo Candido, Presidente AMDCi attendiamo dagli eroi che siano invulnerabili, mentre quello che si scopre, pagina dopo pagina, è l’umanità di questi atleti che hanno imparato sin da piccoli i principi e l’autocontrollo necessari a gestire adeguatamente la malattia, prevenirne le complicanze e ottenere eccellenti prestazioni fisiche e atletiche“.

Anna e Giulio, in qualche misura, il diabete lo hanno già sconfitto perché non gli ha impedito di eccellere sulle pedane e nelle piste di tutto il mondo. Così la loro storia diventa un esempio, il loro talento unito alla perseveranza e al sacrificio genera una luce così forte da dire al mondo che il diabete non cancella il sogno.

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here