La celiachia è una patologia cronica che colpisce nel nostro Paese circa l’1% della popolazione generale. Secondo i dati più aggiornati, ne sono affetti 265.102 soggetti. Di questi, il 2% (5.814) ha un’età compresa tra 6 mesi e 5 anni, il 4% (11.663) rientra nella fascia 6-9 anni, il 6% (16.620) ha tra i 10 e i 13 anni, l’8% (20.552) ha tra i 14 e i 17 anni, il 67% (168.776) ha tra i 18 e i 59 anni e il restante 13% (29.853) ha più di 60 anni di età. È quanto emerge dalla Relazione al Parlamento sulla Celiachia 2023 pubblicata dal Ministero della Salute.
La celiachia è una patologia infiammatoria autoimmune scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. In genere si presenta entro i primi tre anni di vita con inappetenza, diarrea, calo di peso, cambio dell’umore, ma può insorgere anche più tardi con manifestazioni aspecifiche.
L’importanza di una tempestiva diagnosi, per scongiurare le complicanze
È fondamentale intercettare la patologia quanto più tempestivamente possibile. Proprio per questo è importante che il soggetto, in caso di anomalie, venga indirizzato dal farmacista o dal medico di medicina generale – vere e proprie sentinelle sul territorio, ad eseguire accertamenti.
Per la diagnosi di celiachia occorre partire dal dosaggio plasmatico degli anticorpi anti-transglutaminasi di classe IgA e il dosaggio delle IgA totali. Nei bambini di età inferiore ai tre anni, potrebbe essere utile dosare gli anticorpi anti peptidi della gliadina deamidata di classe IgG. In caso di positività, si valuta la presenza di anticorpi anti-endomisio IgA nel sangue periferico e quindi si procede al test istologico della mucosa duodenale, tramite biopsia intestinale che permette di verificare il danneggiamento e l’atrofia dei villi intestinali, quest’ultima spesso non necessaria nei bambini. La patologia causa complicanze gravi e irreversibili in circa il 5% dei pazienti, a causa di una diagnosi tardiva o della scarsa aderenza alla dieta gluten free.
Il trattamento
Benchè non esista ad oggi una cura definitiva per la celiachia, l’esclusione del glutine dalla dieta porta alla totale remissione dei sintomi nella quasi totalità dei pazienti. È quindi fondamentale che il celiaco escluda completamente qualsiasi cereale che presenti glutine, leggendo accuratamente le etichette di tutti i prodotti alimentari.
Lo screening nella celiachia e il progetto pilota
Per diagnosticare la celiachia attraverso lo screening ancora prima della comparsa dei sintomi, si procede con il case finding, andando a sottoporre a screening soggetti che presentano familiarità o comorbidità, ovvero con lo screening di massa.
Con legge di bilancio 2022 è stato istituito un fondo – con uno stanziamento di 500mila euro – finalizzato alla realizzazione di un programma pluriennale di screening nella popolazione pediatrica per l’individuazione degli anticorpi del diabete di tipo e della malattia celiaca.
Il Ministero ha stipulato una convenzione con l’istituto Superiore di Sanità per la realizzazione di un progetto pilota volto ad identificare, nella popolazione pediatrica, i soggetti a rischio di sviluppare una o entrambe le patologie. Altresì, “lo studio pilota è finalizzato anche a valutare, su scala ridotta, la sostenibilità di uno screening su scala nazionale da parte del SSN, la sua fattibilità e l’accettabilità del programma da parte della popolazione” si legge nel documento.
Tuttavia, alla luce del costante incremento delle due patologie (che possono presentarsi insieme, evenienza che occorre nell’8% dei casi), la Legge 130/2023 ha reso l’Italia, nel mese di settembre 2023, il primo Paese al mondo ad approvare uno screening per il DT1 e la MC disponibile per tutti i bambini e su tutto il territorio nazionale. Lo studio pilota è attualmente in corso in 4 regioni: Sardegna, Campania, Lombardia e Marche e punta a coinvolgere almeno 5.363 bambini.
L’Osservatorio su Diabete tipo 1 e celiachia
Unitamente al programma di screening, la medesima legge 130 del 2023 ha previsto l’istituzione di un Osservatorio Nazionale che annualmente valuterà i dati a disposizione, mettendo in luce le eventuali criticità e suggerendo proposte utili all’aggiornamento del programma pluriennale di screening.
I prodotti erogabili
Con questa definizione ci si riferisce a prodotti appositamente confezionati senza glutine. Si tratta di “alimenti costituiti prevalentemente da carboidrati, derivanti da cereali senza glutine, che in un regime alimentare sano e bilanciato possono essere definiti alimenti sostitutivi perché sostituiscono gli alimenti di base della dieta tradizionalmente prodotti con cereali contenenti glutine” si legge ancora nella relazione. Per il loro acquisto è previsto un tetto di spesa massima in base al genere e alle fasce d’età che passa dai 56 euro per il target 6 mesi-5 anni ad un massimo di 124 euro per i soggetti di sesso maschile di età compresa tra 14 e 17 anni.
La spesa per la celiachia in Italia
Sulla base dei dati forniti dalle Regioni e dalle Provincie Autonome nel 2023 emerge che il sistema sanitario nazionale ha corrisposto circa 250 milioni di euro per supportare la dieta dei celiaci, con una spesa media pro-capite di circa 942,17 euro ma con oscillazioni estremamente marcate tra le diverse regioni che passano dalla quota più bassa di 594,65 euro dell’Abruzzo ai 1.135,03 della regione Marche.