I farmacisti comunitari hanno redatto il Pgeu Medicine Shortages Report 2023 richiamando l’attenzione dei Governi dei singoli Paesi dell’Ue sul problema della carenza di farmaci. Alla luce dei dati, il fenomeno è andato ad aggravarsi, durante tutto lo scorso anno, anche in Italia, dove il tavolo del Ministero della Salute è stato convocato, anche di recente, con l’obiettivo di individuare delle soluzioni.
Antonello Mirone, presidente di Federfarma Servizi, auspica proposte risolutive da parte di un Governo sensibile alla sostenibilità economica dell’intero sistema farmaceutico italiano e attivo nella tutela della salute del paziente.
La criticità dei dati
Ormai da oltre un anno, l’allarme per la carenza e indisponibilità di farmaci continua a risuonare e non solo in Italia. Il problema sanitario, che ha assunto da subito livelli globali, ha coinvolto sempre di più anche i Paesi europei.
Il Pgeu Medicine Shortages Report 2023, redatto dal Pharmaceutical group of the european union, ha rinnovato l’apprensione, non ancora calmierata, nel comparto produttivo e distributivo del farmaco, nonché nelle farmacie italiane. Secondo il report dei farmacisti europei, la mancanza di farmaci, dagli antibiotici agli antineoplastici, fino a quelli per il sistema cardiovascolare, respiratorio, a prodotti per il sistema nervoso e ai vaccini, denunciata a inizio 2023, si è sempre di più accentuata.
Dai dati emersi dall’indagine, il 100% dei 26 Paesi coinvolti nella survey, tra i quali l’Italia, ha sofferto di carenze negli ultimi 12 mesi. Tra questi, numerosi hanno denunziato un aumento del numero di prodotti oggetto di carenze di disponibilità. In un momento di estrema criticità, con difficoltà dal punto di vista gestionale, si ricercano soluzioni efficaci per garantire la salute dei pazienti, ultimo anello di una filiera sempre più ostacolata dall’attuale momento storico.
Lo scenario
«La difficoltà di approvvigionamento dei principi attivi e dei farmaci sta creando preoccupazione non solo tra i pazienti, ma anche ai vertici delle nostre Istituzioni, che si stanno adoperando per individuare soluzioni non solo a breve termine», commenta Antonello Mirone, Presidente di Federfarma Servizi, nonché farmacista della farmacia Mater Dei di Napoli.
«Del resto, per favorire un contenimento dei costi, molte aziende farmaceutiche hanno preferito trasferire la produzione altrove e la maggior parte dei principi attivi sono importati da India e Cina: il momento storico critico con un evento bellico in corso e tensioni a livello geopolitico non ne favorisce il flusso logistico».
Situazione preoccupante
«Consapevole che l’Italia si è sempre distinta per la sua industria farmaceutica», prosegue Mirone, «il Ministero della Salute sta provando a riportare a casa il comparto produttivo, in attesa di condizioni più favorevoli. Una soluzione che, però, richiede tempi medio-lunghi. Inoltre, non dobbiamo dimenticare che la produzione di farmaci è legata anche a indisponibilità di alluminio, la cui produzione si concentra in Ucraina, e del vetro, altro materiale importato da quelle zone».
I diversi governi che si sono avvicendati in Italia hanno sempre intrapreso politiche volte al contenimento dei costi del Sistema sanitario nazionale: «Oggi, in farmacia, sono venduti farmaci, talvolta, a prezzi irragionevoli. Ai produttori di alcuni medicinali salvavita, sul mercato a poco più di un euro, sono riconosciute cifre irrisorie, rendendo le filiere economicamente insostenibili.
Siamo in contatto con i nostri corrispettivi degli altri Paesi europei, dove, invece, i Governi hanno preso coscienza che il contenimento dei costi, per le terapie farmacologiche, andava a determinare maggiori esborsi di risorse economiche per ospedalizzazioni causate dalla non aderenza alle terapie. Da qui, per esempio, come è successo in Francia, l’introduzione di provvedimenti normativi volti a salvaguardare la fascia di prezzo più bassa di certi prodotti».
Le farmacie
Dal punto di vista del farmacista, la problematica non è di semplice gestione. Mirone, a contatto quotidiano con i pazienti della sua farmacia, spiega: «Laddove si manifesta una carenza, occorre far comprendere al paziente il rischio di un’eventuale sospensione della terapia. Da qui, è necessario valutare assieme l’importanza di soluzione alternative, laddove necessario, prescritte dal medico, ma altrettanto tranquillamente proposte dal farmacista.
Il professionista sanitario si può avvalere della disponibilità di equivalenti e, in alcuni casi, perché no, anche di galenici realizzati direttamente nel laboratorio del presidio: l’obiettivo è quello di permettere al paziente di proseguire la terapia. Non dobbiamo dimenticare che, infatti, in Italia si manifesta un tasso elevato di drop-out: la non aderenza alle terapie farmacologiche è un fenomeno molto diffuso nel nostro Paese e rappresenta la principale causa di inefficacia delle stesse. Per questo, vale la pena prendere in considerazione le proposte che vengono fatte dai medici a livello prescrittivo e anche dai farmacisti a livello dispensativo. Non è semplice convincere il paziente sull’efficacia e sulla validità del prodotto alternativo, non di brand o galenico. Anche su questo aspetto, ci vorrebbe maggior fiducia nel farmacista.
Infatti, in alcune regioni d’Italia si riscontra ancora una certa resistenza ad accettare il prodotto equivalente, mentre dovrebbe essere più diffuso. Citando ancora la Spagna, qui il Governo riconosce il principio attivo, il farmacista dispensa quello messo a disposizione e autorizzato e il paziente si adegua».
La pubblicazione del report 2023 Pgeu rappresenta l’ennesimo segnale che deve stimolare la collaborazione tra i diversi componenti della filiera, sperando che possa promuovere anche la ricerca di soluzioni immediate.
«A livello mediatico», conclude Antonello Mirone, «sarebbe importante percorrere un iter comune per spiegare al meglio il momento critico, non per amplificarlo, bensì per risolverlo. Soprattutto, evitando il rischio di accaparramento che sta interessando tutto il territorio italiano. Il prossimo passo sarà seguire il tavolo del Ministero per vedere di controllare, monitorare e vigilare tutti quei prodotti che possono essere soggetti a carenza. La fase predittiva è molto importante per porsi al riparo, nei tempi giusti, di questo fenomeno».