Ogni anno in Italia circa 6mila donne si ammalano di tumore dell’ovaio (dati 2022) e si registrano circa 3.600 decessi. Il rischio di sviluppare un carcinoma ovarico nella popolazione generale è di circa 1 donna su 82. Parliamo, quindi, di un tumore relativamente raro, ma con un’incidenza lievemente in crescita nei Paesi industrializzati. Ecco alcuni approfondimenti legati alla nostra intervista su questa patologia oncologica a Nicoletta Colombo, direttrice del reparto di Ginecologia oncologica medica all’Istituto europeo di oncologia di Milano, pubblicata su Farmacia News di Ottobre 2024.
La terapia ormonale sostitutiva
Alle donne guarite da tumore ovarico è possibile prescrivere la terapia ormonale sostitutiva? Questa terapia è stata a lungo, forse ingiustamente, stigmatizzata sia nell’opinione pubblica sia nella comunità scientifica. «Oggi abbiamo a disposizione nuovi dati confortanti e questo scenario sta cambiando» nota Nicoletta Colombo. Così le donne hanno meno paura e chiedono informazioni agli esperti.
Del resto, i vantaggi sono notevoli: questa terapia riduce le vampate di calore e il rischio di osteoporosi, migliora i sintomi genitourinari e la vita sessuale delle pazienti e dunque la qualità di vita in generale. Riduce anche il rischio di coronaropatie, depressione, demenza, diabete e di mortalità in generale.
Gli svantaggi hanno a che fare con il potenziale rischio oncologico, che in passato è stato però erroneamente sopravvalutato: «Ci sono sicuramente controindicazioni che dipendono dalle comorbidità della paziente o da specifiche caratteristiche del tumore».
Nel tumore ovarico la terapia ormonale sostitutiva può essere prescritta con cautela e sotto indicazione dell’esperto nella sua più comune forma, il carcinoma ovarico epiteliale sieroso di alto grado, così come nei tumori ovarici mucinosi o germinali, mentre è controindicata se il tumore ovarico esprime fortemente i recettori per gli estrogeni e il progesterone.
Oggi, inoltre, le nuove formulazioni sono ancora più sicure: ne esistono a basso dosaggio, a base di estrogeni naturali (i fitoestrogeni) o sintetici e con varie modalità di assunzione sistemica o locale. L’importante è parlarne con l’oncologo senza imbarazzi.