È stato presentato il 24 giugno scorso a Roma, presso l’Hotel Rome Cavalieri di Monte Mario il 10° Health STADA Report, un’indagine che ha coinvolto 46 mila intervistati di 23 Paesi: Austria, Belgio Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Kazakistan, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Uzbekistan.
I principali trend in atto
Il rapporto evidenzia un ulteriore calo – il trend di discesa è iniziato 4 anni fa – nella soddisfazione dei cittadini verso i sistemi sanitari, che nel 2024 ha toccato il suo minimo storico: il 56% (58% se non si considerano gli 8 nuovi Paesi coinvolti quest’anno), un elemento questo di grave preoccupazione cui fa tuttavia da contraltare la crescente attenzione che i cittadini mostrano verso la propria salute e il proprio benessere.
Il calo nella soddisfazione verso i sistemi sanitari
Il dato generale nasconde, tuttavia, profonde differenze: al primo posto il Belgio, con l’85% di soddisfazione espressa dai propri cittadini – grazie ad un sistema salute omnicomprensivo e di qualità, infrastrutturalmente moderno e in grado di offrire risposte adeguate ai crescenti bisogni di salute della popolazione – all’ultimo, l’Ungheria, con il 26%. L’Italia si colloca sotto la media, al 48%.
I cali più sostenuti sono stati quelli sperimentati da Regno Unito e Germania nel corso dell’ultimo quadriennio: dal 91% del 2021 al 56% del 2024 in UK e dall’82 al 64% in Germania.
Il problema più significativo segnalato dagli intervistati sembra essere quello di riuscire ad avere un appuntamento con lo specialista di cui si ha bisogno. Inoltre, particolarmente avvertito il mancato turnover dei medici, non adeguatamente rimpiazzati dalle generazioni più giovani.
Più in generale, tra i problemi principali messi in luce dagli intervistati, le difficoltà ad ottenere un appuntamento, la carenza di personale, la scarsa attenzione verso attività di prevenzione, infrastrutture spesso troppo datate.
Gli unici due Paesi che hanno sperimentato un trend di crescita sono stati i Paesi Bassi e la Svizzera, in cui il livello di soddisfazione è passato rispettivamente dal 76 al 77% e dal 77 all’81%.
Cresce la fiducia verso la medicina convenzionale, i medici e i farmacisti
Sebbene il malcontento verso l’assistenza sanitaria sia tangibile, la fiducia nella medicina convenzionale è aumentata in modo significativo.
Quasi 7 Europei su 10 (69%) affermano di fidarsi della medicina convenzionale, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2022 (62%), un trend questo che coinvolge maggiormente gli uomini: il 73%, a fronte delle donne che si sono assestate al 65%, e questo in virtù del gender bias, della mancata inclusione delle donne in molti studi clinici.
Tra i principali fattori che alimentano la fiducia verso la medicina convenzionale i consigli degli operatori sanitari, come medici e farmacisti, preziosi per il 48% del campione.
Cresce l’attenzione verso la salute e il benessere
Con il calo dei livelli di soddisfazione verso i sistemi sanitari, sempre più Europei prendono in mano la situazione: l’89% fa almeno una cosa per migliorare il proprio benessere generale.
In Finlandia (66%), Spagna (62%) e Italia (60%), le persone sono più attive fisicamente rispetto alla media (50%). Ancora, quasi un cittadino su 2 fa attenzione alla dieta (49%), un terzo si sottopone a controlli sanitari preventivi (33%) o assume integratori alimentari (32%).
Emerge che chi si prende cura del proprio benessere risulta più felice. È interessante notare inoltre che il 31% degli Europei considera anche il tempo trascorso con i propri cari come un investimento per il proprio benessere generale.
Solitudine e salute mentale: problemi soprattutto giovanili
A fronte di un 67% di europei che dichiara di essere complessivamente felice, uno stato di salute mentale buono si attesta al 65%, con una perdita di 2 punti percentuali nell’ultimo anno.
A preoccupare maggiormente è la solitudine che coinvolge – diversamente da quanto sarebbe naturale pensare – prioritariamente i giovani (ben il 67% degli europei del target 18-34 anni a fronte di un 41% di over 55). Tra i problemi più sentiti, il lavoro (e il difficile equilibrio tra vita privata e professionale) e le difficoltà economiche.