La Sala Zuccari del Senato della Repubblica ha ospitato il 9 luglio il 17° Italian Barometer Diabetes Summit, un evento realizzato su iniziativa della Senatrice Daniela Sbrollini, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete e malattie croniche non trasmissibili, Vicepresidente della 10ª Commissione permanente Affari sociali, sanità, lavoro e previdenza sociale del Senato, in collaborazione con l’Intergruppo parlamentare obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili, l’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation (IBDO Foundation), l’Istat, l’Università di Roma Tor Vergata – Dipartimento Medicina dei Sistemi, il Coresearch, Crea Sanità, Bhave, e con il contributo non condizionato di Novo Nordisk.

Il Report

Il 17° Report “Dati sul diabete in Italia, una fotografia su una pandemia complessa e in continua evoluzione” mostra appunto il dilagare di una pandemia silente, in preoccupante crescita.

Difatti, stando ai dati Istat, il numero di soggetti con diabete dal 1993 ad oggi è più che raddoppiato attestandosi a circa 4 milioni di soggetti. Altresì, a tassi di crescita stabili, questo numero potrebbe raggiungere i 5,6 milioni entro il 2040. 

I fattori che aumentano il rischio di sviluppare la patologia

L’Istat ha evidenziato ancora che ad aumentare il rischio di sviluppare la patologia concorrono una serie di fattori socio-demografici ma anche ambientali.

Secondo le ultime analisi, inoltre, a giocare un ruolo cruciale l’età avanzata, che espone ad un rischio superiore di quasi 8 volte gli over74enni (rispetto ai 45-54enni), il sesso maschile, tanto che gli uomini hanno un rischio maggiore delle donne di circa il 40%, e il vivere al Sud, elemento questo che aumenta il rischio di ben il 50%. 

Per quanto riguarda, invece, gli aspetti socio-economici il rischio quasi raddoppia tra coloro che al massimo hanno un titolo di licenza media inferiore rispetto a chi è in possesso di almeno una laurea; aumenta di circa il 30% tra coloro che hanno una situazione economica svantaggiata rispetto ai più abbienti.

Emerge infine la forte associazione con l’obesità, che incrementa il rischio di diabete di oltre il doppio a parità di tutti gli altri fattori considerati; la sedentarietà, dal canto suo concorre per circa il 30%.

La sfida del diabete, una delle più importanti del nostro tempo

L’invecchiamento della popolazione è strettamente legato all’aumento di malattie croniche non trasmissibili tipiche dell’anziano come quelle cardio-metaboliche, spesso conseguenza di eccessiva nutrizione e sedentarietà che, insieme a caratteristiche genetiche e stili di vita portano a sviluppare malattie croniche come obesità, diabete, aterosclerosi, steatosi epatica non alcolica, con conseguente peggioramento della qualità di vita.

Basti pensare che tra i diabetici, 3 su 4 presentano comorbidità, un elemento questo che incide negativamente sulla qualità di vita di questi soggetti e dei loro familiari. 

Diseguaglianze ancora forti e scarsa prevenzione

Nel corso della presentazione, due elementi sono stati stressati in particolare dai numerosi relatori che si sono susseguiti in un intenso pomeriggio: le diseguaglianze regionali permangono forti, sia con riguardo alla prevenzione e alla diagnosi precoce, sia con riguardo all’accesso alle cure e ad una presa in carico del paziente da parte di un’èquipe multidisciplinare.

Ancora, la prevenzione, un tassello imprescindibile per la sostenibilità stessa del SSN presente e futuro, resta ancora troppo marginale e scarsamente finanziata. 

Le disuguaglianze esistenti – che rischiano di acuirsi con l’autonomia differenziata – si ripercuotono anche sull’accesso ai farmaci e ai device di monitoraggio del glucosio più innovativi. Basti pensare ad esempio che l’accesso ai GLP-1, a livello nazionale si assesta intorno al 30%, ma con una forchetta di oscillazione molto ampia che va dal 19,7% al 50,8%.

«Le malattie croniche, come il diabete, hanno conseguenze non solo sulle condizioni di salute, ma anche su altri ambiti della vita quotidiana, su aspetti sociali, economici e relazionali degli individui. Infatti, come mostrano i dati dell’Istat, i livelli di soddisfazione per la qualità della vita sono fortemente influenzati dalla presenza del diabete, soprattutto quando combinato con altre malattie croniche», ha commentato Paolo Sbraccia, Presidente dell’Italian Barometer Diabetes Observatory Foundation, che ha quindi aggiunto «l’IBDO Foundation promuove da sempre la raccolta e la condivisione di importanti informazioni sull’entità del fardello rappresentato dal diabete, fondamentali per dimostrare l’impatto di sforzi ed approcci diversi finalizzati alla riduzione dell’incidenza del diabete, alla diagnosi precoce della malattia e al suo trattamento efficace e contribuire così alla ricerca di soluzioni per frenare la progressione dell’incidenza di questa malattia che, nell’arco di due decadi, si è triplicata».

Per una presa in carico più efficiente del paziente

Il problema del diabete, è stato ricordato, non è più confinato all’equilibrio glicemico e metabolico ma rientra a pieno titolo nel concetto di ‘One Health’.

In tal senso «Il coinvolgimento dei territori e dei decisori locali e l’implementazione degli strumenti di telemedicina rappresentano elementi chiave che consentiranno una presa in carico più efficace del paziente e, prima ancora, di “prenderci cura” del cittadino, della sua qualità di vita e del suo benessere. Una prossimità che sia in grado di valorizzare in misura crescente la relazione medico-paziente, essenziale per la cura delle persone più fragili e vulnerabili» ha concluso la Senatrice Daniela Sbrollini.